Coordinate
La tradizione nel cui ambito l’ICLeS si inscrive e il cui insegnamento raccoglie elabora e dispensa, è quella della psicoanalisi freudiana nella lettura datane da Jacques Lacan, che così ha formulato il compito della sua Scuola.
Nota sulla formazione analitica
secondo l'insegnamento di Lacan
Lacan situa la formazione all’incrocio di due assi: quello che verte sull’“essere” dello psicoanalista e quello che verte sul suo “sapere”.
L'ICLeS e la formazione
L’ICLeS ritiene che anche per chi voglia operare come psicoterapeuta secondo l’orientamento analitico, il fondamento essenziale della formazione sia affrontare la psicoanalisi come esperienza personale, nella sua fondamentale portata e formativa.
L'ICLeS e il movimento psicoanalitico lacaniano
L’ICLeS non si pone al livello di una Scuola psicoanalitica, ma ne presuppone l’esistenza, la storia, gli scopi, le tematiche, collocandosi nell’ambito del suo movimento e delle sue complesse vicende.
Nota sulla questione del computo dell'analisi nel monte-ore
Per gli Istituti ad orientamento analitico costituisce un problema importante e delicato se computare o meno le sedute di analisi personale, richieste dall’iscrizione alla scuola, nel monte-ore richiesto dal regolamento ministeriale degli Istituti.
Comitato scientifico e Comitato di Esperti ICLeS
Il Comitato scientifico dell’ICLeS è composto da:
Una clinica dei legami sociali
L'accento specifico dell’ICLeS:
il concetto psicoanalitico di legame sociale
L’apporto fondamentale dell’esperienza analitica all’operatore psicoterapeutico, quale che sia il suo specifico campo di intervento, oltre che scientifico è prima di tutto etico: esso infatti riguarda la posizione che l’operatore si trova ad assumere di fronte alla realtà clinica del soggetto e del suo ascolto, soggetto che si presenta non isolato, ma preso nella rete complessa dei suoi legami, di cui tenere conto.
Una clinica dei legami e delle loro forme
Anche attraverso l’opera di Lacan, la psicoanalisi ha superato o rese inessenziali certe apparenti antinomie disciplinari, divise tra la considerazione del soggetto come individuo singolo, isolabile e separabile dai suoi legami, o invece all’opposto la prevalenza del contesto sociale, del ‘sistema’ delle sue relazioni, che lo ricomprende, sì, ma oggettivandolo e universalizzandolo, non tenendo conto cioè della sua singolarità. Per la tradizione psicoanalitica, il soggetto – in quanto “parlante” – è originariamente in rapporto con il contesto, con l’ambiente che lo supporta e lo contiene, con l’Altro, come lo definisce J. Lacan: il suo partner è dunque originariamente ‘sociale’, il soggetto è originariamente in rapporto con questo Altro, prima di tutto come Altro materno-familiare, per i discorsi che su di lui vengono formulati prima ancora che nasca, che si tessono intorno a lui, per lui e a lui sono indirizzati, che gli vengono proposti come “rete” che non solo lo avvolge, ma lo implica e lo condiziona nelle sue risposte, risente dei suoi rifiuti, lo stringe nelle sue maglie.
D’altro canto l’esperienza, sia dell’analisi didattica e di formazione, sia della pratica clinica, ha mostrato che i cambiamenti (culturali, sociali e giuridici) che avvengono attualmente nei discorsi dominanti incidono sui modi e le forme dei legami sociali nei quali il soggetto sorge e si posiziona (in primis quelli familiari e in genere la condizione di bambino), e hanno inciso anche sulle forme cliniche del sintomo, cioè sulle condizioni stesse della patologia e quindi anche sulla possibilità e i modi della sua presa in carico. (Bastino come esempio i mutamenti nella considerazione politica, sociale e giuridica dell’istituto matrimoniale e famigliare, o dei rapporti di parentela e di convivenza, dello statuto di genitore e di figlio, quanto alle condizioni di possibilità e di esercizio dell’auctoritas, della patria potestà, dei modi in cui socialmente si realizza la posizione femminile, che hanno prodotto problemi nuovi (almeno nella fenomenologia), piuttosto che risolvere quelli già noti).
Queste condizioni “nuove” della civiltà hanno prodotto una serie di problemi “nuovi” nella clinica, e costituiscono oramai il terreno prevalente della pratica che il terapeuta si trova a svolgere. Sono d’altra parte questi problemi che sempre più regolarmente si presentano alla discussione nelle supervisioni di
casi clinici e nella casistica più disponibile agli allievi e ai giovani operatori, spesso disorientati proprio da questi mutamenti. Ciò fa sentire ancora più urgente la necessità che la formazione all’orientamento analitico si misuri direttamente con queste nuove forme sociali della clinica e con le prassi che le sostengono, per far agire più a fondo la peculiarità dell’etica della psicoanalisi nella rete dei differenti legami sociali in cui il soggetto-operatore si trova, per renderne più esplicitamente operative le conseguenze nel modo di trattamento delle situazioni cliniche attuali: tenendo conto e della specificità sociale e culturale di ciascun contesto e della singolarità del soggetto che vi è implicato.
Come conseguenza dell’esperienza da tempo in atto, ci sembra necessario proporre l’ICLeS, in quanto luogo di studio e di preparazione alla clinica psicoanalitica, direttamente mirato sulle potenzialità che il sapere e la pratica psicoanalitica mettono in gioco nell’intervenire sulle reti dei legami sociali in cui il soggetto è preso: sono queste reti il luogo proprio e imprescindibile per trattare correttamente la “individualità” del soggetto. In questo senso sono da noi particolarmente esplorati concetti chiave quali il valore della domanda e la sua portata inconscia, l’attualità dei legami, del contesto simbolico, in cui
si esplicita il sintomo del soggetto, la costruzione del sintomo come movimento originale del soggetto nei suoi rapporti con la domanda, l’attualità e l’operatività del transfert che si sviluppa con il partner analitico e, infine, il gioco di questa concettualizzazione della clinica classica nelle cliniche della modernità, cliniche a domanda implicita o assente, rispetto alle quali la nostra strumentazione sull’articolazione tra bisogno-domanda-desiderio si mostra particolarmente efficace.
L’orientamento teorico e metodologico dell’ICLeS è dunque l’esperienza analitica (nell’elaborazione di Freud e nella lettura di Lacan) giocata in una specificità dell’intervento che tenga conto tecnicamente dei modi e delle forme di legame sociale in cui oggi ciascun soggetto è preso.
Questo permetterà all’allievo di meglio orientarsi nelle domande più attuali che toccano quegli aspetti estremamente reali della clinica, che non è più – oggi – solo una clinica da divano: clinica che ha a che fare sempre di più anche con domande non dichiarate, spesso mal formulate, domande silenziose, e che quindi tanto più richiedono una adeguata formazione psicoterapeutica per poter essere trattate correttamente, cioè senza che siano trascurate solo perché implicite o ne sia forzata la tipologia clinica in quanto sconnessa dal suo contesto reale.